Bullismo e conflitto tra pari

Bullismo. Parlare di adolescenza inevitabilmente richiama anche la parola “bullismo”.

Tutti conosciamo l’importanza del gruppo dei pari in questo periodo della vita. Esso è una realtà di straordinaria importanza per l’adolescente. Da un certo punto di vista rappresenta una nuova “casa”, un nuovo “contenitore”, che si affianca a quello familiare e ne prende gradualmente il posto.

Dentro il gruppo dei pari l’adolescente prosegue il lavoro di “incubazione” e “gestazione” della propria identità, nonché della sua considerazione e dell’atteggiamento verso di essa. Il gruppo dei pari, tuttavia, può non essere un grande facilitatore di questo lavoro e assumere invece la funzione di ostacolo insormontabile, di barriera inscalfibile, con possibili gravi ripercussioni sul benessere degli adolescenti, soprattutto se il gruppo si configura come dedito al bullismo, o comunque complice o inerte spettatore delle vessazioni compiute da altri.

bullismo

Secondo le attuali riflessioni sulla psicologia degli adolescenti, ciò che oggi “uccide” (concretamente, ma anche a livello simbolico, per esempio scolastico) gli e le adolescenti non è tanto la colpa, quanto la vergogna, il considerarsi “brutti” e indesiderabili, non solo fisicamente, ma anche come persone, indegne e prive di valore. Uno dei “dispositivi” che alimentano la vergogna e la squalifica in adolescenza è proprio il “sistema del bullismo”. Viene definito un sistema perché è formato di molte componenti, che vanno ben oltre la coppia bersaglio-persecutore.

Eppure sappiamo anche che in età evolutiva il conflitto tra pari (peer conflict) ha una sua importanza, un suo valore rispetto alla crescita. Avere disaccordi e conflitti con i coetanei è un compito evolutivo fisiologico dell’infanzia e dell’adolescenza.

Quali differenze tra bullismo e peer conflict?

Un modo utile per osservare e comprendere se una determinata dinamica di relazione è “bullismo” oppure no, è capire se essa è RIP: Repeated, Intentional, Power Imbalance. Vediamo meglio:

  • Repeated – RIPETUTA. Il bullismo non è mai un’azione singola, ma è generalmente ripetuta nel tempo.
  • Intentional – INTENZIONALE. Chi fa bullismo compie delle azioni e adotta comportamenti intenzionali. Difficilmente il bersaglio ha provocato consapevolmente il/la bullo/a.
  • Power Imbalance – SBILANCIAMENTO. Nelle situazioni di bullismo c’è uno squilibrio di potere, concreto e/o percepito, tra le parti. Questo sbilanciamento può basarsi sulla forza fisica, l’accesso alle informazioni, la popolarità, un’idea di “normalità” condivisa nel gruppo e/o nel contesto.

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Il conflitto tra pari, invece, differisce dal bullismo sulla base di queste caratteristiche:

  • Le persone coinvolte sono in uno stato di equilibrio rispetto al potere, oppure sono amici.
  • La dinamica di conflitto è occasionale, o spesso accidentale.
  • La reazione emotiva al conflitto è equa e distribuita in tutti i soggetti coinvolti. Il potere e il controllo non sono ricercati.

Mentre il bullismo si configura sempre come un trauma, il conflitto tra pari può essere una cosa buona. Ciò non significa, però, che non possa degenerare e che non debba essere “gestito”. I ragazzi e le ragazze possono essere aiutati ad imparare come risolvere i conflitti, in parte più ricettiva o attiva, come giungere ad un accordo, come risolvere i problemi (strategie e forme del problem solving). Lo sviluppo di abilità per la risoluzione dei conflitti può insegnare loro cosa significa ascoltare e lavorare con gli altri, insieme, per i progetti più vari.

Genitori di fronte al bullismo

La risposta genitoriale al bullismo si può realizzare un due forme principali: supporto e informazione reciproca e contestuale. Supportare il/la figlio/a, bersaglio di bullismo, significa mantenere aperte le linee di comunicazione, ascoltare in modo attivo e attento alle loro esperienze, evitando in ogni modo la sua colpevolizzazione e potenziando, invece, il suo senso di efficacia e di valore. Informare reciprocamente significa evitare l’omertà, informando la scuola, gli insegnanti e gli altri genitori. Qualunque sia il tipo di bullismo che si è realizzato.

Se gli adulti non imparano per primi a risolvere i conflitti, come possono dare un esempio, un modello a figli e figlie?

Fonti: American Psychological Association e University of Illinois

 

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